C’è chi li considera una forma d’arte, chi solo una manifestazione di protesta: i murales di Sardegna sono, in realtà, un’espressione popolare capace di arrivare al cuore (e rimanerci) in un attimo.
La forza delle parole si accompagna a immagini potenti, colori vivaci e eventi che rimangono vivi nella memoria: i murales in Sardegna sono la voce di un popolo che non è abituato a parlare tanto, ma che sa osservare e ricordare.
Lo stile è vario, le tecniche semplicissime, gli argomenti disparati; si parla di politica, di lotta sociale, di tradizioni agro-pastorali come di ribellione contro le ingiustizie.
Girando per alcuni comuni della Sardegna (Orgosolo, San Sperate, Villamar, San Gavino e Serramanna), si possono incontrare grandi murales in stile naif, realista e impressionista realizzati con colori ad acqua.
Murales a Orgosolo
Ecco che a Orgosolo, il paese più conosciuto della Barbagia, famoso per il Canto a Tenore e per l’attaccamento a tradizioni che si perdono nel tempo, si possono incontrare, tra le viuzze nascoste e il centro, oltre 150 murales.
I primi murales compaiono nel 1969. L’autore non è un creativo isolato, ma un collettivo di artisti anarchici, il “Gruppo Diòniso”, capitanato da Giancarlo Celli, di Lucca.
Da allora, i muri del paese non hanno mai smesso di parlare e di raccontare a turisti e cittadini l’importanza di uno sguardo critico sulla realtà.
Pinuccio Sciola e i murales di San Sperate
È nel Maggio del 1969 che si compie la rivoluzione artistica di San Sperate, il paese museo di Pinuccio Sciola. L’artista autodidatta, sull’onda della protesta del ’68, coinvolge i suoi concittadini e trasforma i muri bianchi delle case in tele pittoriche.
Così, San Sperate cambia volto: da paese agricolo si trasforma in museo a cielo aperto, dove chiunque può dare il suo contributo e tutti possono ammirare la vita trasfusa nei colori. L’arte è di tutti e per tutti. Oggi, sono centinaia le opere sparse per il paese, che rimane eternamente debitore all’intuizione e al genio di Pinuccio Sciola.
I murales di San Gavino
San Gavino Monreale è un piccolo centro agricolo del Campidano, famoso per la coltivazione dell’oro rosso: lo zafferano. Dal 2013, il paese ha cominciato a cambiare volto e da anonimo è diventato un’esplosione di colori e una galleria artistica in continua espansione.
Come mai questo risveglio artistico? Tutto è nato in modo spontaneo per ricordare un giovane del paese, morto prematuramente. Il primo murale è opera di Giorgio Casu, in arte Jorghe, artista locale emigrato a New York, che ogni anno ritorna in Sardegna e aggiunge un’ opera alla galleria.
Ma ci sono anche tanti altri artisti, sardi e internazionali, a dare voce e colore all’anima di questo paese.
La particolarità dei murales (ormai 41!) di San Gavino sta nel loro essere contemporanei e internazionali; l’ispirazione è il mondo, l’attualità, con radici ben salde nella tradizione muralistica sarda.
Il merito è dell’Associazione culturale Skizzo che, prima come gruppo spontaneo, poi come associazione dal 2017, ha saputo coinvolgere gli artisti locali e la cittadinanza e stimolare grande fermento anche fuori dall’isola.
Non ci resta che andare a vederli dal vivo, magari programmando un’escursione dedicata all’arte, alla scoperta di paesi finora esclusi dai percorsi turistici! Sei dei nostri?