Ogni volta che andiamo in escursione a Orgosolo facciamo una scommessa: scoveremo un murale che non avevamo visto la volta precedente o un particolare che era passato inosservato.
Effettivamente, ai nostri ricordi, ogni volta si aggiunge qualcosa di nuovo.
Orgosolo è uno di quei paesi sardi che non ha bisogno di tante presentazioni: per molti un paese chiuso, ostile e ribelle, per tutti un centro artistico vivace dove la cultura e l’invito all’uguaglianza, allo studio e all’unità sono dipinti su tutti i muri.
Forse è anche l’unico paese sardo al quale è stato dedicato un film: “Banditi a Orgosolo”, diretto da Vittorio de Seta, nel 1961.
Temi come la lotta di classe, la lotta operaia e la rivolta contro le ingiustizie, ovunque siano commesse, sono il comune denominatore della maggior parte dei murales.
Gli abitanti di Orgosolo sono famosi per la rivolta di Pratobello, avvenuta esattamente cinquantuno anni fa.
Il 27 maggio 1969, uomini e donne di Orgosolo, compatti ma pacifici occuparono la piana di Pratobello, sfruttata da tempo immemorabile da contadini e pastori per la coltivazione e il pascolo degli animali allo scopo di impedire che lo stato italiano ne facesse un poligono.
Ci riuscirono e, dopo tre giorni, i militari fecero marcia indietro.
Nel murale si leggono le parole di Emilio Lussu: “Mi sento solidale con pastori e contadini di Orgosolo che non hanno capitolato. Se fossi in condizioni di salute differenti sarei in mezzo a loro”.
Ma l’escursione a Orgosolo rivela come questo piccolo paese, arroccato fra i monti della Barbagia, sia attentissimo anche al mondo che lo circonda e alle continue ingiustizie che lo popolano, non solo a se stesso.
Questo è il murale dedicato a Iqbal Masih, simbolo del lotta al lavoro minorile, ucciso dalla mafia dei fabbricanti di tappeti perchè si era ribellato a una condizione di schiavitù.
È la voce che difende la pace, la giustizia sociale, l’uguaglianza quella che si sente forte lungo tutte le stradine del paese.
C’è ancora tanto altro da fare e vedere a Orgosolo, come per esempio scoprire dal vivo il canto a tenore, riconosciuto patrimonio universale dall’Unesco o visitare il laboratorio-museo Tramas de Seda, che mantiene viva la tradizione dell’allevamento dei bachi da seta.
I bachi da seta producono il materiale prezioso per la tessitura di Su Lionzu, il copricapo del costume femminile orgolese, color giallo zafferano e con i caratteristici bordi neri.
Chissà quali nuovi murales troveremo durante la prossima escursione a Orgosolo? Scoprili con noi!
Photocredit: Valentina Cugusi