L’inizio del carnevale in Sardegna è segnato da un evento suggestivo in grado di regalare uno spettacolo memorabile: i fuochi di Sant’Antonio Abate.
Si tratta di una festa diffusa in realtà in tutta Italia, ma in Sardegna segna la prima uscita delle maschere tipiche: Mamuthones e Issohadores a Mamoiada, Boes, Merdule e Filonzana a Ottana, S’Urtzu e Su Pimpirimponi a Sadali.
Chi partecipa, non rimane indifferente: è un rito quasi ancestrale, che affonda le radici nella leggenda secondo cui Sant’Antonio Abate, rubò negli inferi la scintilla per donarla agli uomini affinchè si difendessero dalle temperature gelide.
Chi era Sant’Antonio Abate?
Nato in Egitto e morto il 17 gennaio 357, è anche conosciuto come l’Anacoreta, ma anche Sant’Antonio del fuoco o Sant’Antonio d’Egitto.
Taumaturgo e patrono delle cause perdute, è conosciuto come il protettore degli animali domestici e spesso raffigurato con un maialino al suo fianco.
Il 17 gennaio, infatti, è usanza portare in chiesa i propri animali di casa per la benedizione.
I falò nei paesi della Sardegna
Nella lingua sarda i falò prendono vari nomi:
- Sas tuvas nell’Oristanese
- Sos focos nel Nuorese
- Sas frascas in Ogliastra
- Su romasinu a Dorgali
- Is foghidonis a Sadali e Sant’Andrea Frius
Questa tradizione è diffusa un po’ ovunque, ma i fuochi di Sant’Antonio Abate a Mamoiada sono uno spettacolo da non perdere.
L’accensione dei fuochi coincide con la prima uscita dell’anno di Mamuthones e Issohadores e quindi con l’avvio del carosello delle altre maschere in tutti quei paesi che vantano una maschera propria, carica di storia e di mistero.
Vi abbiamo già parlato di Mamuthones e Issohadores nell’articolo sul mistero delle maschere sarde
Mamuthones e Issohadores fanno la prima comparsa intorno al fuoco
In una cerimonia, che viene ricondotta ai riti agropastorali della preistoria o i riti dionisiaci, i Mamuthones, assoggettati dagli Issohadores, sfilano lungo le strade con un ordine e un ritmo preciso, come animali al seguito dei padroni.
I Mamuthones sono vestiti di pelli scure di pecora, indossano una maschera dalle sembianze inespressive e imperturbabili, ricavata dal pero selvatico, un fazzoletto femminile intorno alla maschera (sa visera): camminano con saltelli ritmici insieme ai compagni, facendo suonare all’unisono i 30 chili di campanacci legati sulla schiena.
I Mamuthones sono sempre dodici, uno per ogni mese dell’anno.
I saltelli sono la rappresentazione, sotto forma di danza, del passaggio continuo dallo stato normale allo stato di follia, di estasi dionisiaca: i Mamuthones, con movimenti cadenzati e ritmici, si dirigono verso la tappa finale, dove saranno sacrificati.
Gli Issohadores (i guardiani) sono sempre otto: liberi dal peso dei campanacci, possono muoversi con disinvoltura intorno al gruppo dei Mamuthones e minacciarli con la soha, il laccio mortale.
La tradizione dei fuochi di Sant’Antonio Abate, dei balli intorno alle colonne di fuoco accese nelle piazze principali, dove gli uomini offrono vino e le donne i dolci tipici (papassinu biancu e nigheddu, caschettas e coccone in mele a Mamoiada) è viva anche in molti altri paesi del Nuorese, del Sassarese e dell’Ogliastra.
Le celebrazioni si svolgono ad Abbasanta, Aidomaggiore, Bosa, Bolotana, Budoni, Ovodda, Ollolai, Nuoro, Orgosolo, Orosei, Orotelli, Ortueri, Ottana, Ovodda, Pabillonis, Paulilatino, Posada, Sadali, Samugheo, San Nicolò Arcidano, San Teodoro, San Vito, Sarule, Sassari, Sedilo, Seui, Silanus, Sorgono, Teti, Torpè, Torralba, Tortolì, Triei, Tuili, Urzulei e Villagrandestrisaili.
Tre giri intorno al fuoco per la grazia
La tradizione vuole che per ottenere una grazia da San’Antonio, si debba girare tre volte in senso orario e antiorario intorno al fuoco. L’abbiamo fatto anche noi: impossibile non farsi trascinare!
Photo credit: Francesca Spagnoletti
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